2501, Milano: un piccolo excursus tra arte di strada e arte da interni
Oggi mi abbandono al piacere di una riflessione che abbraccia l’a street art e l’arte più vicina al mondo domestico (quella, per intenderci, che possiamo portarci a casa e godere tra le quattro mura di un museo o di una galleria).
Riflessione sull’arte urbana
Il mondo dell’arte urbana, i messaggi ricchi di senso degli street artists non sono ancora capiti e codificati dalla critica. Spesso anche io vengo criticata perchè nel mio blog di arte contemporanea do così tanto spazio e valore alla manifestazione artistica che vede nel luogo dove è esternata parte integrante del messaggio. Credo che, in questo momento, l’unica parte del sistema dell’arte che ha intuito l’importanza di questi propositi creativi sia parte della critica più aperta e disposta a capirla (e qui metto dentro anche la mia figura) e il mercato.
Di nuovo l’esempio di Blu: quello che spiega sempre nel migliore dei modi come l’arte di strada sia inscindibile dal luogo in cui viene creata
Celebre, ma anche molto triste è la vicenda di Blu che, nel 2016, cancella i murales di Bologna per protestare contro una rimozione di essi mirata per esporli in una mostra dedicata alla Street Art. Blu non poteva sopportare che qualcuno pagasse il biglietto per vedere le opere concepite e create per una fruizione libera e pubblica.
Non importa se le opere staccate a Bologna sono due o cinquanta; se i muri che le ospitavano erano nascosti dentro fabbriche in demolizione oppure in bella vista nella periferia Nord. Non importa nemmeno indagare il grottesco paradosso rappresentato dall’arte di strada dentro un museo. La mostra Street Art. Banksy & Co. è il simbolo di una concezione della città che va combattuta, basata sull’accumulazione privata e sulla trasformazione della vita e della creatività di tutti a vantaggio di pochi.Dopo aver denunciato e stigmatizzato graffiti e disegni come vandalismo, dopo avere oppresso le culture giovanili che li hanno prodotti, dopo avere sgomberato i luoghi che sono stati laboratorio per quegli artisti, ora i poteri forti della città vogliono diventare i salvatori della street art.
Bisogna impegnarsi a capire che il luogo dove si ergono capolavori di street art, quelli con un senso ed un messaggio chiaro e profondo, è parte integrante dell’intento artistico. E mai e poi mai l’uno deve dividersi dall’altro, perché funzionano, come opera d’arte, semplicemente in sinergia.
Codici artistici inversi: se lo street artist non dipinge la città, ma è la città a diventare arte
Mi piace molto lavorare anche con procedimenti inversi. Per questo dedico di nuovo uno spazio a MIlano, di 2501, alla Wunderkammern di Milano fino al 28 luglio 2018. Avete solo dieci giorni per aggiudicarvi questa splendida esperienza.
Ho già scritto riguardo a questa mostra, ma con questo articolo vorrei aprire un’osservazione per me importante. L’arte contemporanea vive e racconta messaggi profondi collegati ad intenti di riqualificazione urbana, spunti riflessivi, messaggi importanti per la collettività. Il tutto coadiuvato da espressività, segno, materia e padronanza dei mezzi d’espressione.
Eppure, quando non rivolto ad una fruizione pubblica e di massa, anche lo street artistis crea quel tipo di arte che possiamo goderci tra le mura di casa, o comunque all’interno di uno spazio come la galleria espositiva. Questo è successo a 2501, che con Milano ha voluto costruire una dimensione artistica in scala della sua città.
Le sue linee e la sua esplorazione di mezzi e pennelli racconta in una dimensione intima e indimenticabile la sua città. E sono felice di pubblicare qualche altra foto dell’esposizione, affinché riusciate a visitarla entro la data di chiusura, il 17 luglio.